Nov 17, 2022 / by Silvia De Giovanni / In Blog / Tag: Massimo volume
Tutto è partito con il racconto di un omicidio.
No, non stiamo scherzando, è successo davvero. Nel 2014 è uscita per la prima volta un podcast intitolato “Serial”, che raccontava la vicenda realmente accaduta dell’omicidio di una studentessa di un liceo di Baltimora avvenuto nel 1999. Il podcast era composto da 12 episodi, dove ogni puntata era legata a quella successiva e chi ascoltava questi racconti, aveva la possibilità di immedesimarsi e trasformarsi nel detective del caso, cercando con l’avanzare degli episodi, una possibile soluzione del delitto.
Da qui, il successo dei podcast è decollato, diventando uno dei più potenti e innovativi strumenti di comunicazione presenti sul mercato contemporaneo.
D’altronde, siamo in una società in cui il tempo è sempre meno e la nostra soglia d’attenzione tende a calare sempre di più. Già negli anni ’70, l’economista Herbert Simon, dopo aver indagato le logiche di fruizione dei mass media, introdusse per la prima volta il concetto di “economia dell’attenzione”. Questa teoria spiega come l’attenzione sia una specie di collo di bottiglia dell’essere umano, ossia un filtro che limita l’apprendimento dei segnali esterni in un ambiente stimolante. Basti pensare a tutte le volte che a scuola, mentre il professore spiegava, venivamo assorti da altri pensieri non seguendo più il discorso e non ricordandoci più di che cosa si stesse parlando.
Negli ultimi l’anni, per l’essere umano la soglia di attenzione è diventata sempre più limitata, a causa dei numerosi stimoli proveniente dal mondo del web.
Il podcast rappresenta una nuova frontiera (se è ancora possibile definire qualcosa “nuovo”), perché supera i limiti dell’attenzione visiva e ci restituisce la dimensione vera e propria dell’ascolto, permettendo così una concentrazione più lunga nel tempo.
Possiamo ascoltare un podcast in qualsiasi momento della nostra giornata. Dalle faccende domestiche alla passeggiata, dal viaggio in auto a un momento di relax prima di andare a dormire. Il podcast è uno strumento di comunicazione che riesce a entrare al 100% nella nostra vita quotidiana e mantenere alta la nostra soglia di attenzione, facendoci concentrare su quello che stiamo ascoltando.
Ma cosa rende così unico il podcast e più in generale, l’audio digitale?
La risposta è molto semplice: interattività e personalizzazione. A differenza della radio tradizionale, l’audio digitale consente di personalizzare ciò che si sta ascoltando, affinché sia collegato da interessi specifici e personali, con un meccanismo on demand. La possibilità di selezionare autonomamente i contenuti aumenta infatti l’engagement, alimentando le esperienze personalizzate sulle piattaforme audio digitali. Negli ultimi anni sempre più persone hanno iniziato ad ascoltare musica o episodi in podcast durante la giornata, per aggiungere un elemento sonoro o avere semplicemente “compagnia” mentre lavorano al computer, cucinano o si allenano. La quotidianità è stata così pervasa da playlist musicali, podcast e audiolibri, grazie a piattaforme come Spotify, RaiPlay Sound o altre.
Inoltre, il concetto di “on demand”, che conosciamo bene in ambito televisivo, si è sviluppato anche nel mondo delle radio tradizionali, che caricano le trasmissioni radiofoniche in archivi digitali consultabili dagli ascoltatori in qualsiasi momento, per sentire il loro programma preferito quando vogliono.
Ed eccoci arrivati ad uno dei punti chiave di questo articolo. Se il podcast è diventato uno degli strumenti di comunicazione più interessanti, perché non inserirlo nelle proprie strategie di marketing? Sempre più aziende stanno vedendo il podcast come una valida possibilità di attirare l’attenzione di potenziali consumatori ed è nato così il branded podcast.
Il branded podcast è uno strumento audio che, se inserito in un ecosistema di comunicazione, può generare risultati interessanti come raggiungere nuovi target e comunicare in modo differente, a patto che si veicoli sempre un contenuto autentico e originale.
La voce, strumento centrale dei podcast, sposta la comunicazione su un piano intimo ed emotivo, rendendo i contenuti particolarmente suggestivi. Il timbro e il lessico dello speaker trasmettono agli ascoltatori stimoli vividi, che evocano con immediatezza ambienti, situazioni, odori, atmosfere. Ed è anche questa peculiarità a fare del podcast uno strumento formidabile per la comunicazione di marca.
Oltre a questo, tutte le piattaforme di social media si stanno adattando a questo nuovo fenomeno e stanno introducendo nuove modalità di fruizione. Come ad esempio Clubhouse, piattaforma social audio al 100% che ha preso piede nel 2020 durante il periodo della Pandemia e che da subito ha avuto un’enorme quantità di download, anche grazie al fatto che per usarla era obbligatorio avere un invito. Clubhouse è un social media organizzato per stanze “virtuali” in cui più persone possono parlare liberamente o discutere di un argomento in particolare. Clubhouse ha dato così inizio a questo nuovo trend.
Il podcast è diventato uno strumento di comunicazione potente, che ci può accompagnare in ogni momento della nostra giornata ed entrare nelle nostre vite, rendendoci partecipi al 100% di qualcosa che sta accadendo altrove, riuscendo a catturare la nostra attenzione, come se fossimo presenti in quel momento. Ecco perché quindi, moltissimi marchi e aziende si stanno interessando sempre di più a questa nuova frontiera, raccontandosi in prima persona ai propri ascoltatori.
Non è quello che facciamo tutti noi quando chiacchieriamo con un amico? Ci mettiamo nudo, gli raccontiamo di noi, lo portiamo dentro la nostra giornata.
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