Ott 3, 2022 / by Silvia De Giovanni / In Blog / Tag: Massimo volume
Simone Prudente è un artista al quale siamo molto affezionati. Insieme abbiamo collaborato al progetto di Arti e Sapori per ben due anni con due opere differenti; per l’edizione 2022, la sua opera “L’Equilibrio è un miracolo”, ci ha dato l’ispirazione giusta per trarre il concept di comunicazione dell’evento, diventandone poi il visual ufficiale.
L’opera è la rappresentazione di uno stato d’animo e di una speranza, dedicato a tutti coloro che hanno paura di spiccare il volo, di aprirsi agli altri, di credere nell’amore, di cadere giù. Si concentrano, osservano il filo e, mettendo sempre un piede davanti all’altro, dimenticano di essere nati con le ali.
Simone non è solo un artista, ma anche un docente che ha fatto della sua passione, il suo lavoro. È molto legato a Pordenone, la sua terra natale, luogo che lo coinvolge e dal quale trae spesso ispirazione. La sua pittura è caratterizzata da un tratto semplice e minimalista, ma anche ironico, che riesce a portare lo spettatore in una dimensione unica, una sorta di “standby spaziale”, come lo definisce lui.
Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo, parlando del binomio indissolubile tra arte e comunicazione.
La tua è una pittura semplice, minimalista, ma allo stesso tempo ironica. In che modo riesci a trasmettere l’ironia attraverso i tuoi quadri?
“Diciamo che il mio è un auspicio, un’idea che cerco di realizzare quando tratto un tema che mi colpisce. Cerco di trasmetterla attraverso personaggi semplici, goffi, stereotipati, che mettono in evidenza un vizio o un paradosso. Non tutte le mie tele sono ironiche ma l’ironia è una chiave che mi piace usare spesso.”
Arte e comunicazione come pensi possano integrarsi l’una con l’altra? A tuo parere fino a che punto è possibile esprimersi attraverso la pittura?
“L’arte, a mio modo di vedere, è la regina della comunicazione perché è immediata ed universale. È la prima forma di comunicazione da quando esiste l’uomo; basti pensare alle pitture rupestri, “leggibili” da chiunque nel mondo ancora dopo migliaia di anni: una forma di comunicazione semplice e potentissima. Credo sia dimostrato che la pittura può esprimere di tutto, sia pensieri e realtà semplici, sia emozioni e sentimenti molto complessi.”
Nella dimensione dello standby spaziale che descrivi, le persone come entrano in sintonia con il soggetto del quadro?
“Anche questo, come l’ironia, è un auspicio che mi prefiggo. Cerco di realizzarlo attraverso una dimensione nuova, dove non ci sono distrazioni. Una dimensione monocroma dove all’ interno esistono solo i personaggi ed un filo simbolico, che ha di volta in volta significati differenti.”
Senso di smarrimento e inquietudine sono due delle sensazioni che desideri trasmettere quando si guarda un tuo quadro. Perché e da che cosa deriva la tua scelta?
“È una scelta che cerco di raggiungere attraverso queste “dimensioni” monocrome dove la tridimensionalità è data solo dalle ombre dei personaggi (un po’ come quando in “Matrix”, Neo entra nel programma “Struttura”). Lo smarrimento è un canale che mi permette di attirare l’attenzione dello spettatore, facendo in modo che osservi con attenzione la costruzione scenica.”
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
“Più che fonti parlerei di bagaglio iconografico, sia conscio che inconscio. Sono tutte quelle opere e quegli autori che mi hanno colpito dall’ infanzia ad oggi. Sono stato colpito da piccolissimo dalle opere dei metafisici come De Chirico o Carrà, da alcuni Surrealisti come Magritte o Dalì e anche, concettualmente e poeticamente, dall’arte povera italiana come Anselmo o Penone. Questo per citarne solo alcuni.”
Si parla sempre più spesso di Metaverso e dell’avvento che sta avendo anche nel mondo dell’arte tramite il quale è possibile visitare musei e siti archeologici virtualmente. Pensi che una tua opera d’arte possa comunicare lo stesso messaggio e nello stesso modo di quando la si vede dal vivo? Per quale motivo?
“Premetto che sono favorevole a questo strumento che ritengo importantissimo per far arrivare l’arte ovunque, dato che annulla ogni distanza e ogni barriera. L’altra faccia della medaglia, che forse può penalizzare anche i miei quadri, è che, in assenza di “istruzioni per l’uso”, faccia diventare tutto molto veloce, in una bulimia di stimoli visivi, che appiattisce tutto e trasforma un quadro in una semplice immagine. Il rischio è che ci si limiti ad osservare un’immagine senza “raccogliersi” attorno all’opera d’arte e stabilire un canale diretto con la tela.”
Creatività: dote innata o capacità da allenare? Come la vedi nel tuo caso?
“Credo siano necessarie entrambe le cose. Personalmente sono partito da un’indole innata che mi portava da bambino ad avere confidenza con disegni e colori, poi crescendo ho approfondito questa passione, esercitandomi, allenandomi e studiando molto, finché non mi sono sentito pronto per affrontare dei concorsi nazionali e mettere in gioco il mio percorso. Tuttavia, è una strada che non finisce mai e sto ancora imparando.”
Come un artista vede l’uso della creatività nel mondo della comunicazione?
“Personalmente ritengo creatività e mondo della comunicazione un binomio indissolubile. La comunicazione è creatività e viceversa. La comunicazione, se ci pensiamo, è il fine stesso dell’arte.
Cosa vuole comunicare la tua arte?
“Vuole comunicare la quotidianità e la contemporaneità. Cerco di rappresentare, dal basso, il momento storico che stiamo vivendo e nel quale siamo immersi, con tutte le sue sfumature sia ironiche, paradossali ma anche drammatiche. Cerco di fissare sulla tela gli anni che passano e che sto vivendo.”
Grazie Simone!
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